Danessunaparte…

Sono così certe sere, come quella che sto attraversando in queste ultime ore. Sere in cui i miei pensieri, si perdono in epoche e luoghi lontani secoli, dall’attimo che sto vivendo. Distanze metriche, temporali e alcoliche mi separano da loro, e tanto più il calice si riempie, inno al ringraziamento per i tempi che furono, doveroso sacrificio agli Dei, che guidano e guidarono i miei passi, tanto più mi percepisco figura eterea, in un universo troppo dinamico per essere compreso e metabolizzato dalla mia mente. 

I miei neuroni si accendono e si spengono come lampadine di un albero di Natale, quelle ghirlande di lucine colorate, rigorosamente Cinesi, che sfarfallano in maniera incredibilmente veloce, fino a fulminarsi completamente dopo qualche minuto. Sì, forse per colpa dell’alcool, forse per colpa dei numerosi luoghi che stasera sfondano le porte della mia coscienza facendosi nuovamente ricordo, sto perdendo la cognizione del qui e ora, la mia percezione si sta dilatando e il mio corpo, luogo all’interno del quale abita la mia anima, diventa universo, contenitore ancestrale di tutti quei posti che ho attraversato durante la prima parte della mia vita.

Passeggio su una pedana di legno che attraversa un lago del quale non ricordo né il nome né l’ubicazione, ma che somiglia a quello in cui vive la dama del lago di Re Artù, seminascosto com’è dalla leggera foschia di un mattino invernale. Siedo su centinaia di spiagge a osservar albe e tramonti a ripetizione, tutti uguali, tutti in un certo qual modo diversi. Percorro su una lancia il rio Dulce in Guatemala, mentre canoe di Indios mi passano accanto e bambini pescano sulle rive del grande fiume. Mi ubriaco a suon di Tequila, seduto al bar di un porto, affacciato sull’Atlantico, in compagnia di alcuni barcaioli Garifuna, che cercano di convincermi ad ingaggiarli per un giro di esplorazione sulle coste del Belize. Osservo la notte stellata disteso sulla sabbia del deserto, mentre alcuni Tuareg con i quali sono accampato, gozzovigliano e cantano canzoni d’amore dedicate alle loro donne che non vedono da mesi.

Estasi mistica evaporata nel vino, consapevolezza di essere un tutt’uno con l’universo, certezza di trovarmi ancora, proprio in questo istante, in tutti quei luoghi dai quali sono passato, nonostante sia cosciente del fatto che il mio adesso è a Marsiglia.

Deliri nella sera che volge alla notte, poche speranze nel futuro, incredibili passioni nascoste negli angoli bui del passato, che riaffiorano in partenze e arrivi, come treni che giungono e poi si allontanano, carichi di buone speranze, vuoti a perdere di mille paure. Passione, desiderio, vita che scorre, rossa come il sangue, nelle vene che lentamente invecchiano, autostrade sempre più dissestate, che un tempo mi hanno condotto ovunque e adesso, mi disperdono in un non-luogo denominato Danessunaparte.