La perfezione dell’istante vissuto…

Il soffio del vento, quello estivo, che a volte rinfresca, altre riscalda, si arrotola, si attorciglia tra i cespugli in fiore pieni di margherite che adornano il grande giardino, accarezzando le pietre di porfiro che compongono il cammino che dal grande cancello arrugginito, porta all’ingresso del Palazzo Richelieu e penetrando tra le foglie verdi dei grandi platani, sparsi qui e là, che accompagnano il rumore di qualche rara vettura, con il loro frusciare intenso. Il grande palazzone, che dal seminterrato, sale su, fino alla terrazza, al ventiduesimo piano, dove lenzuola bianche stese al sole, si muovono come vessilli di pace in tempo di guerra, dichiarando tregua alla grande città che si estende ovunque, esibisce il suo colore giallo, oramai sbiadito dalle numerose canicole passate, a tratti maculato di bianco per le intemperie vissute che hanno scrostato la vernice. Terrazze sparse, adornate di gerani di ogni colore, finestre semi aperte a lasciar entrare un po’ di vento, che accarezzando le tende si intrufola sotto a mobili e divani, tra le lenzuola di letti sfatti, e fa vibrare come tanti sonagli, i ganci in ferro che sostengono la tendina di plastica adornata di paperelle gialle di una doccia. Da qualche parte un giradischi diffonde le note di una vecchia canzone, che rimbalzando su mattonelle a scacchi neri e bianchi, fuggono da uno degli appartamenti, per lanciarsi nell’aria e perdersi giù nel giardino, dove bambini e madri sostano tranquilli. Una fontanella, non lontano dalla grande porta a vetri che permette di accedere al palazzo e davanti alla quale, il custode, siede su una seggiola impagliata a leggere il giornale, è aperta, e alcuni ragazzetti in calzoni corti, canottiera e sandali di plastica giocano tra di loro schizzandosi e girandole attorno. I loro schiamazzi, si mescolano alle note del disco, al vento, al fruscio delle piante, alle voci dolci di neo mamme che parlano tra di loro, ai vagiti di un neonato che nascosto nella sua culla, cerca di attirare su di sé l’attenzione del seno che di lì a poco lo nutrirà, mentre guardando in alto è abbagliato da una grande distesa azzurra e dal verde delle foglie dei platani, uniti in una visione sfocata della realtà.

Sono seduto su una panchina, chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal fondersi in un solo suono, di tutti quei rumori, una melodia cittadina della quale sicuramente non sono innamorato ma dalla quale riesco comunque a estrapolare la dolcezza dell’istante vissuto. Un cane mi passa vicino insieme al suo padrone. Riesco, con gli occhi chiusi a riconoscere lo zampettare del primo e i passi del secondo. Apro gli occhi e riconosco l’animale, è un setter inglese bianco nero e si chiama Frenzy, i suoi padroni abitano vicino a casa mia, davanti a quella panchina dove sono seduto proprio in questo momento. Frenzy fa due passeggiate al giorno fuori dal suo giardino, una la mattina, con il figlio del suo padrone, l’altra, quella alla quale sto assistendo, nel pomeriggio, con il suo padrone. Li osservo allontanarsi, l’uomo cammina a passi lenti, strascicati, con un aria affaticata di persona che, ne ha viste almeno per settanta volte trecentosessantacinque. Frenzy, come il proprietario si trascina lentamente, una zampa per volta, allo stesso ritmo affaticato, come se avesse la sua stessa età. È nel momento in cui li osservo e noto il loro passo, che ricordo di aver visto lo stesso cane, nemmeno due giorni fa, domenica, a passeggio con il figlio dell’uomo, entrambi a passo veloce, agile, giovane, come se avessero la stessa età. Frenzy cambia passo e comportamento in funzione di colui con il quale si trova, amico fino in fondo quel cane assume il modo di fare del padrone che lo porta a spasso ed io lo guardo stupito e ammirato, che amici così in giro, se ne trovano pochi. Tutto intorno il mondo continua a muoversi, i rumori si sintetizzano insieme in un solo suono, i bambini giocano, i neonati piangono, le mamme parlano dei saldi e degli ultimi acquisti, tutto intorno il vento caldo a soffiare su questa splendida città, persa nel sole, Frenzy abbaia, il suo padrone l’accarezza dolcemente, io sorrido, questa è la perfezione dell’istante vissuto.