Sulle previsioni e il controllo totale

Questa mattina raggiunta la cucina in piena sonnolenza, dopo un risveglio traumatico a seguito di un’altra notte insonne, ho avuto un terribile scontro con la realtà oggettiva del mondo. Aprendo la credenza per prendere il caffè, lo sportello mi è caduto in testa. Il dolore è stato atroce e mi ha definitivamente svegliato.

Avrei potuto prevedere questo terribile incidente? Certo, la cerniera del mobile dava segnali di cedimento da giorni e implorava ad ogni apertura di essere stretta con il cacciavite, ma io ho scelto di ignorarla. Ho guardato lo sportello per terra – poteva andar peggio…poteva cadere in testa a Livia… – ho pensato, dopodiché mi sono fatto il caffè, la vita è fatta di priorità, e solo successivamente ho recuperato la cassetta degli attrezzi per rimediare al danno. Adesso bevendo l’intruglio uscito fuori dalla macchinetta, mi sono messo a scrivere questo post e sto riflettendo sulle previsioni.

Quando parlo di previsioni mi riferisco alle assunzioni che facciamo per cercare di capire quello che accadrà in futuro e decidere quello che faremo. Ne facciamo continuamente, quando scegliamo una strada rispetto a un’altra per via del traffico, acquistiamo qualcosa, scegliamo un film, un ristorante, la meta delle nostre vacanze e perfino la carta igienica. In tutte queste situazioni e tantissime altre, ci basiamo sempre sulle nostre esperienze precedenti (le conoscenze che abbiamo accumulato), per ottenere il risultato più ottimale e vantaggioso per noi.

Ma perché oggi parlo di previsioni? Presto detto. Se riflettiamo su quello che ho introdotto sopra, capiamo rapidamente che la società stessa, nella quale viviamo, si basa su previsioni relative al prossimo futuro e comprendiamo meglio perché esistono i sondaggi, le analisi statistiche, gli exit poll elettorali e tanto altro.

Se qualcuno mi chiedesse quali sono le principali rivoluzioni degli ultimi vent’anni direi che sono essenzialmente tre: 1) l’utilizzo di Internet come lo conosciamo oggi (social, acquisti online, procedure telematiche etc…); 2) Big data (accesso a grandi quantità di dati di ogni tipo; 3) l’Economia Comportamentale. Il primo ha favorito l’accesso alla rete di una grande fetta della popolazione mondiale mentre il secondo è stato la diretta conseguenza del primo. Quando milioni di persone hanno avuto accesso a internet e hanno cominciato a postare sulla rete la loro vita, quello che gli piace fare, quello che sognano, mentre allo stesso tempo acquistavano online, i server di tutto il mondo si sono riempiti di un quantitativo incredibile di dati. Come può apparire ovvio, se si possiedono i dati diretti delle persone, si può, da una parte utilizzarli per capire la popolazione di cui esse fanno parte, dall’altro, si può cercare di agire su di essa. Da qui all’economia comportamentale il passo è brevissimo e la diretta conseguenza è che gli economisti adesso, sviluppano modelli (per fare previsioni migliori) e pianificano strategie economiche, basandosi su dati reali e persone reali piuttosto che utilizzare consumatori ideali standard (come succedeva prima). Qualcuno potrebbe chiedersi: Ma allora viviamo in un Matrix? No, non viviamo in un Matrix, ma, leggendo sopra, si può capire velocemente che far polemica per un app. che monitora gli spostamenti delle persone, quando la maggior parte di esse non sa queste cose e nel peggiore dei casi non ha eliminato la localizzazione dal proprio apparecchio è un pochino azzardato.

E’ un po’ azzardato anche pensare, come dicono in tanti, che il capitalismo sia morto, è talmente vivo e vegeto che oggigiorno non abbiamo né bisogno di scegliere i prodotti (le pubblicità ci arrivano su misura), né bisogno di andare a comprare in negozio (i prodotti ci arrivano direttamente a casa).

Ovviamente come abbiamo visto in questi ultimi mesi non tutto è così prevedibile, quasi tutti, per esempio, avevano sottostimato l’entità del Coronavirus definendolo una banale influenza. Qualcuno potrebbe chiedersi ancora: Bill Gates e Obama l’avevano detto…complotto? Con la popolazione mondiale in aumento anno dopo anno, e una buona fetta della suddetta popolazione che vive ancora in condizioni igieniche al limite dell’umano, il problema non è aver pensato a una pandemia è non averci pensato prima in maniera più approfondita. Ma allora i rettiliani? La 5G? Le scie chimiche? Il controllo totale? Adesso devo scappare in bagno, Livia!!! Cavolo hai lasciato ancora il monopattino in mezzo all’ingresso e ci sono caduto sopra!!